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2015, sarà l'anno di Eugenio Candioli?: l'intervista

Ci ha pensato per un po’ ma alla fine Eugenio Candioli ha deciso di inseguire il suo piccolo grande sogno. Fare del tennis la propria vita. Non un salto nel buio ma una scelta ponderata e valutata con attenzione. E non poteva essere diversamente perché Eugenio, a dispetto dei suoi diciotto anni, è un ragazzo estremamente riflessivo e misurato. “Avevamo cominciato a parlarne con Nicola Bruno, già un paio di anni fa – rivela – Mi ha convinto che valeva la pena di tentare. Così ho cominciato a organizzarmi, innanzitutto con la scuola, sono all’ultimo anno del Liceo di Scienze Umane e a giugno avrò la maturità.”
Nicola Bruno è il maestro con il quale Candioli si allena ormai da cinque anni fa. Dopo qualche corso ad Ala, sui campi dietro casa sua, e le brevi esperienze di Mori e Rovereto. Sui campi di piazza Venezia c’è stata la svolta.
“Con Nic mi sono subito trovato bene, in questi anni mi ha insegnato tanto e non mi riferisco solo al tennis.”
Così dopo una prima parte di stagione disputata su buoni livelli, culminata con la conquista del titolo provinciale Open, Eugenio ha imboccato la strada difficile e tortuosa dei tornei Itf, naturale e scomoda anticamera del professionismo. Da settembre si sono intensificate le apparizioni, addirittura sei di fila dopo quelle di agosto a Bolzano e al Rungg. Un lungo viaggio da Barcellona all’isola greca di Creta, passando per Casablanca, sulle sponde atlantiche del Marocco. 
“Una splendida esperienza, sicuramente positiva anche dal punto di vista dei risultati. Mi ero posto un obiettivo e credo di averlo raggiunto: essere competitivo nelle qualificazioni e cominciare a mettere piede nel tabellone principale.”
Dopo Bolzano impresa riuscita una seconda volta sulla terra della Catalogna, dove Candioli si è arreso al primo turno del main draw all’esperto olandese Antal Van der Duim, n. 271 al mondo. 
“E’ mancata solo la ciliegina sulla torta, il primo punto Atp ma posso ritenermi comunque soddisfatto. Da questi tornei puoi imparare molto: ti aiutano a crescere e a maturare sotto il profilo umano perché incontri tanti ragazzi che coltivano il tuo stesso sogno. Inoltre anche se perdi resti comunque lì ad allenarti, sei sempre con la testa dentro il torneo e assorbi continuamente cose nuove e utili.” 
La vita tuttavia non deve essere affatto semplice in questo genere di competizioni, dove la concorrenza è tremendamente agguerrita e spietata. 
“Vero. E’ dura passare qualche turno perché tutti giocano bene. A fare la differenza sono la mentalità, la capacità di gestire le situazioni importanti di un match, oltre la preparazione atletica. Ma ci sono molti aspetti stimolanti, devi relazionarti con persone diverse, conosci meglio le lingue straniere. Inoltre viaggiare non mi pesa affatto anche se poi le uniche cose che vedi sono campi da tennis e hotel.” 
Dove devi migliorare per essere più competitivo?
“Su più aspetti, sia tecnici che fisici. Devo cercare di far correre di più la palla, soprattutto con il diritto che è il colpo con cui comando il gioco e faccio la maggior parte dei punti. Usare di più l’istinto, come mi ripete spesso Nicola, spesso esagero nell’essere troppo disciplinato e rischio di diventare prevedibile.” 
Il tuo maggior pregio e il tuo maggiore difetto
“Credo di essere molto ordinato e serio, mi piace fare le cose per bene, di sicuro non prendo nulla alla leggera. Il mio maggiore difetto? Forse il fatto di essere troppo esigente, pretendo sempre molto da me stesso e quando non riesco a dare il meglio finisco per innervosirmi. Con il tempo tuttavia ho imparato a essere più positivo e sereno, a non abbattermi o a incupirmi dopo una sconfitta, come mi accadeva prima.”
Domanda un po’ banalotta: hai un modello, un giocatore che ti ispira più degli altri?
“Beh, sarebbe facile dire Federer, Roger è il più grande. Invece scelgo Ferrer, un tennista che mi piace molto perché si è costruito passo dopo passo, lavorando sodo e con impegno per arrivare al top.” 
Si sta per chiudere il 2014, che stagione è stata e che voto si darebbe Candioli
“Una stagione fondamentale, di cambiamenti importanti. Sono soddisfatto e mi darei un bell’otto e mezzo.”
Match più bello e match da dimenticare
“La partita migliore l’ho giocata a Bressanone, con il 2.3 Cremonini. Una bella vittoria. Quella da cancellare è la sconfitta al primo turno delle qualificazioni a Casablanca, con una wild card marocchina (il carneade Hamza Karmoussi, n.d.r.). Ho commesso il grave errore di sottovalutarlo, invece giocava bene, mi ha sorpreso.”
Gli obiettivi del 2015
“Concentrarmi sui tornei Itf, sino a gennaio lavorerò molto sulla preparazione fisica poi da febbraio vorrei giocare tre Futures a Miami in Florida. Probabilmente insieme a Joy Vigani, che si allena con me al Ct Trento.”
Ci sono altri interessi al di fuori del tennis nella tua vita?
“Niente di speciale. Mi piace molto ascoltare musica ma non c’è un genere che prediligo più degli altri. Sono convinto che ogni momento abbia il suo. Dipende dal particolare stato d’animo, per questo mi piace ascoltare cose diverse.” 
Noi in ogni caso auguriamo al buon Eugenio che sia un 2015 a ritmo di rock.

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